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DOMENICO ALALEONA

Alaleona nasce nel 1881 a Montegiorgio (AP), dove morirà il 28 dicembre del 1928. Dopo gli studi in paese, si laurea all’Università di Roma (Lettere e Filosofia, Tesi di Laurea: “Studi su la storia dell'Oratorio Musicale in Italia”, in seguito pubblicata dall’editore Bocca di Milano) e contemporaneamente si diploma al Liceo Musicale di Santa Cecilia, in composizione. Sin dal 1903 inizia a lavorare presso i teatri come maestro sostituto, poi come maestro del coro ed anche come direttore d’orchestra. Dal 1905 inizia una lunga e proficua attività come saggista su diverse riviste musicali di prestigio e autorevolezza, mettendosi subito all’attenzione della critica nazionale: le riviste “Nuova Musica”, “Bullettino della Società Filarmonica Romana”, e poi la “Rivista Musicale Italiana”, “Harmonia”, “Nuova Antologia” ed altre lo vedranno tra i più attenti collaboratori. Alaleona insegna canto a Roma, presso l’Istituto Nazionale di Musica, per espressa richiesta di Mascagni, che non manca nemmeno di raccomandarlo per l’attività teatrale. Nel 1908 assume la direzione della Società Corale “Guido Monaco” di Livorno: nello stesso anno debutta ufficialmente come compositore nella prestigiosa Accademia Filarmonica Romana, dove si eseguono suoi brani. Si interessa del canto popolare antico, che studia e su cui scrive importanti saggi. Per l’organico strumentale di “Mirra”, la sua più importante e più grande composizione e l'unica teatrale, nel 1908 giunge a far costruire appositamente un harmonium pentafonico da lui concepito, la cui tastiera viene divisa secondo la scala pentafonica da lui teorizzata. Sono del 1911 due lavori teorici fondamentali, entrambi pubblicati sulla Rivista Musicale Italiana: “I moderni orizzonti della tecnica musicale” e “L’armonia modernissima”, nei quali per primo in Italia intuisce ed esprime aspetti particolari delle nuove strutture musicali. Indagando il principio fisico-armonico, propone una divisione dell’ottava in parti uguali, da attuare sugli strumenti a scala cromatica temperata e catalogata in bifonia, trifonia, tetrafonia, esafonia, dodecafonia. La sua riflessione parte dallo studio analitico dell’opera di autori internazionali del passato prossimo come Wagner, Borodin, Debussy, Rimsky-Korsakov e di contemporanei italiani quali Puccini e Mascagni. Schoenberg invece lo conoscerà solo più tardi e ciò avvalora la sua originalità. Proprio del 1911 è infatti anche il famoso “Trattato di Armonia” di Schönberg, pubblicato a Vienna. Scrive il critico e storico Somigli, nel 1913: “Ben sappiamo che dodecafonia e appoggiatura sono stati già in Italia teorizzati da Domenico Alaleona. Il lavoro di Alaleona fu ed è tuttora geniale e di vasto ambito e meritava più attenzione da noi in Italia. Prevediamo, al solito, che i nostri amici d’oltre alpe ne abbiano approfittato prima di noi”. Proprio in quegli anni (1909-11) lo stesso Schönberg elabora infatti il suo sistema, anch’egli studiando gli esiti dei tardoromantici, da Wagner a Debussy, Strauss, Mahler, proprio come Alaleona. Tanta potenzialità è riconosciuta in patria solo in piccola parte, pur movimentando egli la vita musicale attivamente con Busoni, Pizzetti, Tommasini, con cui collabora nell’attività editoriale, o con i vari Zandonai, Malipiero, De Sabata, Gui, con i quali fa parte del Comitato della Società Nazionale di Musica Moderna. Intanto insegna a S. Cecilia, Storia della Musica. Solo nel 1920 il Teatro Costanzi (oggi Teatro dell’Opera) di Roma metterà in cartellone “Mirra”, il suo unico titolo operistico, in cui sono sintetizzate tutte le sue nuove concezioni: ebbe per essa calorose felicitazioni e l’elogio di Mascagni e Puccini.

”Noi miriamo ad una forma d’arte che io osai chiamare, con una nuova parola, espressionismo”: così scriveva Alaleona nel 1911. Dei suoi 43 lavori conosciuti, solo qualche pagina cameristica è stata riproposta nel tempo sporadicamente; i brani per orchestra, invece, fino al Festival Monti Azzurri erano dimenticati ormai da decenni.