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SCENA MARCHIGIANA

GIOVANNI PAGGI

EDIZIONI DISCOGRAFICHE

GIOVANNI PAGGI

Nel corso del Gran Gala Lanariano che ha visto la consegna del “Premio Lanari – Protagonisti del mondo del melodramma” assegnato a Mariella Devia, Giorgio Merighi, Bruno Praticò e Gianfranco Mariotti  -il 30 luglio 2002 al Teatro “Ferrari” di San Marcello, nell’ambito del Festival “Sentieri di Musica nella Marca d’Ancona”- accanto al tributo onorifico ad alcuni dei più bei nomi del teatro d’opera italiano ed internazionale ne veniva idealmente riconosciuto uno anche ad un personaggio illustre e poco noto della storia della musica: il musicista marchigiano Giovanni Paggi, virtuoso dell’oboe e compositore ottocentesco, di cui venivano nell’occasione eseguiti alcuni brani rilanciandone il valore della figura e dell’opera all’attenzione contemporanea.

La parte musicale della serata, oltre all’esibizione dei premiati, proponeva infatti all’ascolto brani operistici “lanariani” e dell’epoca: tra essi, composizioni originali di Paggi –elaborazioni di temi d’opera per flauto e oboe solisti- qui riproposte in prima esecuzione moderna. Diverse sue partiture –da camera, ma anche per grande orchestra- sono infatti conservate presso il Fondo Musicale della Biblioteca Comunale “Planettiana” di Jesi, dove le ha reperite Gianni Gualdoni che ne ha promosso l’esecuzione di alcune proponendole a virtuosi d’oggi come la flautista Elena Cecconi e l’oboista Renato Paparelli.

Il “recupero” di Paggi vede già nel 1995 un primo esito divulgativo attraverso la rivista di cultura e attualità “Paradigmi e Idee – Scena Marchigiana”. Una vera e propria riscoperta e un interessamento che da allora prosegue fino all’esito concertistico di rilancio del Gala Lanariano del 2002, per raggiungere l’obiettivo di maggiore diffusione tramite Edizione discografiche  nel 2007, in un CD di cui è protagonista Elena Cecconi. Nonostante il valore quale strumentista, l’abilità riconosciuta di compositore e la grande fama internazionale dell’epoca, Paggi è ancora oggi pressoché sconosciuto a tutti: non solo all’uomo della strada, ma anche ai professionisti della musica e della sua divulgazione. Il suo nome non appare nell’importante “Dizionario della musica e dei musicisti” della UTET (13 volumi), né nell’autorevole e blasonato “The New Grove Dictionary of music and musicians”, opera in 20 volumi.

Giovanni Paggi nasce a Jesi il 16 novembre 1806. Appresi gli elementi della musica, si dedica subito ai “segreti” dell’oboe e del corno inglese, diventandone presto un virtuoso assoluto benché, per mancanza di mezzi, non poté mai condurre studi accademici in conservatori o scuole musicali. A soli 22 anni si lancia nel mondo dell’arte e debutta a Perugia, per prendere poi la via di Roma, dove inizia un’epopea ininterrotta di successi nei principali teatri d’Italia e del mondo. Per il concerto che tiene al Teatro Valle con ambedue gli strumenti, il cronista riferisce che “il più giusto encomio che possa onorare il Paggi è l’affermare con tutta schiettezza che esso nell’età di anni 22 ha già sorpassate tutte le speranze, lasciando solo di fargli fare allievi a sé uguali”. Segue una tournée di Accademie nelle principali città d’Italia. Dal 1833 al ‘44 è in America, dove porta in trionfo la musica italiana, soprattutto le toccanti melodie di Bellini e le appassionate arie di Donizetti. Tornato in Italia, fa un nuovo giro concertistico ed è festeggiatissimo, messo alla pari con i celebri virtuosi Campiani, Centroni, Beccali e Yvon; nel 1853 è a Parigi e quindi a Londra, dove riporta grandi trionfi. Nel ‘55 in Belgio, poi di nuovo a Parigi e ovunque Gazzette e Giornali musicali parlano di lui. Le maggiori Accademie filarmoniche del tempo lo nominano socio: sin dal 1830 è ascritto all’Accademia Filarmonica Romana, nel ‘31 alla Fenice di Bergamo, alla Società del Casino di Bologna e alla Filarmonica di Milano; nel ‘40 alla “Association des Artistes Musiciens de Paris”, di cui Spontini era vice presidente. L’anno stesso viene eletto professore onorario della Congregazione dei maestri e professori di musica di Santa Cecilia in Roma, mentre nel 1857 è nominato da Pio IX Cavaliere dell’Ordine Equestre di S. Silvestro.

Nel corso del suo peregrinare artistico Paggi raccolse un Album di autografi e disegni che oggi ci offre ampia testimonianza delle sue prestigiose relazioni personali; sono pensieri a lui dedicati in prosa o in poesia, bozzetti di genere di artisti, uomini politici e letterati che riassumono tutto un mondo: da Ferdinando Paer a Nicola Vaccai, Giovanni Bottesini, Vincenzo Bellini, Gioacchino Rossini, il tenore Tiberini, Thalberg, Spontini fino a Ernesto Augusto Re di Hannover, al Barone d’Alincourt, la Contessa Carolina Belgioioso, Carlo Pepoli, il filosofo Walpole, Piero Maroncelli… Riconosciuto da tutti persona d’animo buono e dal tratto nobile, sempre elegante e gentile nel corso di una vita dedicata all’arte, trascorre gli ultimi anni a Firenze, dove si spegne il 3 novembre del 1887.

Come autore, pur senza l’inventiva dirompente dell’innovatore, assai felici e godibili sono molte delle sue composizioni: dai brani cameristici evidentemente con destinazione tipicamente salottiera -per voce e piano o per oboe e piano- ai pezzi virtuosistici per oboe solo (il suo strumento d’elezione), fino a partiture ampie per oboe e orchestra, dove esprime una finezza ed una maestria costruttiva non da poco.

Nel catalogo delle composizioni troviamo Ariette, Valzer, Ballate, Romanze e Cavatine, accanto a lavori di trascrizione cameristici e per grande organico orchestrale da opere di Bellini, Vaccai, Rossini, in cui affiora non solo l’amore per la musica italiana di quei grandi autori ma anche tutta l’arte virtuosistica di un grandissimo concertista che scrive per eseguire in prima persona: partiture scritte durante la sua permanenza in America, a Boston e Filadelfia, ove esercitò anche come apprezzato e richiesto maestro di canto.

 

OPERE DI PAGGI 

nel Fondo musicale della Biblioteca “Planettiana” di Jesi  

(descrizioni di sottotitolo -e varietà linguistica- tratte dai frontespizi):

 

Souvenir de Bellini. Fantaisie sur La Somnambule et Le Pirate pour le haut-bois avec accompagnement de piano ou orchestre (partitura orchestrale)

Souvenir de Bellini. Grande Fantaisie de concert pour hautbois (con accompagnamento di pianoforte)

Rimembranze napoletane. Grandi variazioni per oboè con accompagnamento di pianoforte, oppure d’orchestra (partitura orchestrale)

Rimembranze napoletane. Fantasia (Grand Solos for flute with accompagnement for pianoforte)

Il rimprovero. Romance caracteristique sans paroles pour le hautbois, composé avec accompagnement du piano, ou orchestre (partitura orchestrale)

Il rimprovero. Fantaisie sur une romance caracteristique pour le hautbois, avec accompagnement de piano

Variations brillantes pour le violon avec accompagnement d’orchestre, ou quatuor, ou pianoforte, par G. Mayseder. Trascritto e arrangiato per oboe (partitura orchestrale)

Tour de force pour le haut-bois. Caprice avec accompagnement de piano

Il grido di dolore. Melodia caratteristica per oboè con accompagnamento di pianoforte

Polka Mazurka. Caprice très facile pour le hautbois avec accompagnement de piano

A Summer’s day. Dem Ballard (canto e piano)

La pastorella. Canzone (canto e piano)

The Summer sunbeams sparkle. Ballad (canto e piano)

Il figlio morente. Romanza (canto e piano)

O’er memory’s dreams. Song (canto e piano)

O’er memory’s dreams. Duet for mezzo soprano e contralto (canto e piano)

Il sogno. Duettino per mezzosoprano e contralto (canto e piano)

La mestizia. Ballata (canto e piano)

La farfalletta. Ballata (canto e piano)

Dolce auretta. Canzone (canto e piano)

They tell me thou’rt happy. Ballad (canto e piano)

L’addio. Romanza (canto e piano)

Le giardiniere. Coro di soprani e contralti (canto e piano)